giovedì 7 febbraio 2008

7 IN CONDOTTA

Lo metterei a tutti quei prof. che si rifiutano di guardare a un palmo dal loro naso e che si ostinano a non volersi minimamente immedesimare nelle realtà che hanno davanti. Non immaginavo, o forse non ricordavo, quanta sofferenza può provare un adolescente. Età di spensieratezza e gaia incoscienza? Macchè. Sono solo ex bambini che si comportano come adulti consumati e goffi, ma che spesso si ritrovano soli, la maggior parte a vivere in famiglie allargate (per lo più frantumate) e a farsi compagnia con Messenger. Mi fanno tenerezza quelli che ancora temono la reazione dei genitori alla consegna delle pagelle o agli incontri scuola-famiglia, che si mettono le mani tra i capelli se hanno preso una nota, perchè la maggior parte di loro se ne infischia e sa che mamma e papà difenderanno sempre il loro figlio da quei mostri di professori che ce l'hanno con lui. Eppure sento che la colpa è soprattutto nostra. Potremmo creare in aula un ambiente sereno e favorevole, stimolante, che risvegli la naturale curiosità dei ragazzi, il loro impeto e l'entusiasmo che hanno nei confronti della vita. So per esperienza fatta alla SSIS che qualsiasi materia si può insegnare facendo in modo che l'impegno diventi divertimento e soddisfazione personale, ma ciò implica, da parte nostra, uno sforzo enorme in fatto di ricerca di strategie, materiali, progetti e metodologie efficaci. E la valutazione, mamma mia, è un'arte difficile, perchè dobbiamo guardare alla persona nella sua interezza, alla sua crescita globale, ma soprattutto ai progressi che il ragazzo è riuscito a compiere nel tempo, tenendo conto anche di un numero piuttosto alto di variabili. Se pensate che fare ciò sia semplice, vi sbagliate. Oggi pomeriggio, durante i consigli di classe, una prof. d'italiano si ostinava a voler mettere 7 in condotta ad un'alunna affetta da iperattività certificata da equipe specialistica. Alla fine di una lunga ed estenuante discussione, ha avuto il coraggio di dire, nei riguardi di questa ragazza, che il suo unico problema era quello che doveva imparare "a stare al suo posto". Per fortuna, alla fine l'abbiamo vinta noi altri, la partita: 8 in condotta all'alunna e la prof., domani, accompagnata dai figli!

5 commenti:

Ilgriffoparlante ha detto...

Mio fratello,più piccolo di me, in prima elementare ha ricevuto uno schiaffo dalla maestra perchè l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale aveva messo i libri nello zaino una manciata di minuti prima che suonasse la campanella...da quel momento ha iniziato ad odiare la scuola,ma non era un'odio "Normale"era proprio un'odio viscerale,psicologico...poi pensa che fino alla terza media si è dovuto sentir dire dai professori:studia se non vuoi fare la fine di tuo padre...e mio padre faceva l'operaio alla FIAT mica era un galeotto...certe tipologie di insegnanti dovrebbero essere cacciate a calci,prima che rovinino definitivamente la scuola italiana e i suoi alunni
ciao ILGRIFFO

vany ha detto...

in questi casi mi viene in mente una nostra compagna di classe che aveva le manie di persecuzione... mah...chi sarà...comunque è vero che solo pochissimi sanno fare bene il loro mestiere, soprattutto quello dei prof... e se i ragazzi hanno problemi a scuola, oltre alla colpa probabile dei genitori, la colpa restante è dei prof che non sanno come comportarsi e non gliene frega nulla.
Bacioni categoria incopmpresa

Raffaella ha detto...

Griffo, non ho parole!
Vany, a chi ti riferisci? (eheh)

Ilgriffoparlante ha detto...

Ciao Raffaella!Abitavo in un piccolo paese,sempre qui in Molise,per le maestre prima e per i Professori poi,era del tutto normale preferire il figlio del medico,del farmacista ecc a noi figli di operai!!!Storia vecchia!Io mi sono salvato grazie ai fumetti e alla fantasia,mio fratello era un pò piu debole di me,ma grazie al cielo crescendo è cambiato!
ciao Ilgriffo
Ps:ho lasciato un commento sul mio blog in cui spiego il significato del mio post di oggi!!!

Raffaella ha detto...

Griffo, all'università avevo una compagna di appartamento il cui padre era operaio alla Fiat e faceva SOLO turni di notte per pagare gli studi alla figlia. Quando lei si laureò lui era commosso come un bambino. Credo che sia una delle persone che io abbia ammirato di più nella vita.